La disputa del palio tra i Terzieri di Città della Pieve si svolge dagli anni 70 con una gara di tiro con l’arco su sagome fisse. Dal 1994 la sfida tra i terzieri si gioca sulla caccia del toro.Si tratta di una gara con tiro con arco storico ( long bow) su una giostra sulla quale sono issate tre sagome della possente razza chianina .Questo tipo di manifestazione trae origine dalle gare che si svolgevano a Siena precedentemente alla corsa del Palio tra il 1499 e la fine del 1500 in più occasione, vennero poi soppresse perché troppo cruente. Città della Pieve da sempre ghibellina, nemica della guelfa Perugia si modella sull’immagine di Siena, potente città filo imperiale, e da lei trae anche gli usi e le tradizioni.Tutta la gara è basata sulla regola del tre, quante sono le parti in causa; 3 gli arceri per ogni terziere, 3 le frecce per ciascun arciere, 3 i minuti di tempo, 3 le velocità in cui gira la giostra, 33 i metri di distanza e lo stesso bersaglio e’ suddiviso in punteggi multipli di 3; 15 punti per la testa; 9 per il corpo; 6 per le terga. La gara è senza appello, senza riscaldamento, senza tiri di prova. Arcieri esperti e pluri premiati si sono arresi alla possanza della bestia. Ragazzi alla prima esperienza centrano tre teste e fanno vincere il palio.
La bellezza di questa gara è tutta qui, nella sua spietata imprevedibilità.
L’atmosfera che si respira dentro il campo non può essere descritta; va solo provata. Le grida ed i canti che ti hanno accompagnato lungo tutto il corteo si disperdono e lasciano spazio ad un silenzio gelido, irreale. I volti sono contratti, provati; gli occhi lucidi. C’è chi cerca un amico, qualcuno da stringersi vicino in quelli che saranno i minuti più lunghi dell’anno. C’è chi invece preferisce stare in disparte, in qualche angolo lontano del campo, in silenzio ad aspettare il verdetto.Il movimento della giostra segna l’inizio della competizione.Il cuore sale in gola, il respiro diventa affannato; lo sguardo rivolto a quella corda tesa che sta per scoccare il suo dardo. Nelle dita dell’arciere è raccolta la fiducia e la speranza di tutti i contradaioli. Sono nove le frecce: nove saette che trafiggono inesorabilmente l’indifeso bersaglio. Il viso incredulo, la voce strozzata, fin quando il Maestro di Campo annuncia: “E’ Casalino”. Gioia, trionfo, esultanza, tutto in un susseguirsi di emozioni fantastiche. L’agognato Palio si è tinto ancora nei colori rosso, blu e bianco. Finalmente gli abbracci, le pacche sulle spalle agli amici di ogni estate. A quelle persone che come te hanno vissuto la vita di contrada, hanno faticato, sudato e che adesso si sentono fiere e ripagate. Adesso è tempo di festeggiare, di far baldoria fino a notte inoltrata. E’ tempo di cantare a squarciagola e scolpire nel cuore i ricordi più intensi. Sensazioni che tardano a dissolversi. Con gli occhi al cielo ed il pensiero già proiettato al prossimo Palio.